Sono molte le famiglie che si trovano a doversi prendere cura di un proprio caro che ha subito una grave cerebrolesione acquisita.
Il familiare deve, innanzitutto, non sottovalutare le possibili risposte inadeguate della persona cercando di fornire una giustificazione occasionale poiché è dalla consapevolezza della difficoltà che si può procedere verso una riabilitazione.
Spesso tra le manifestazioni di una lesione cerebrale si verifica anche il fenomeno dell’anosognosia e Il caregiver, di fronte all’atteggiamento inconsapevole del paziente, potrebbe provare frustrazione e senso di inadeguatezza.
Per questo è necessario che il caregiver accetti le difficoltà del paziente e tenti di abbassare le sue aspettative rispetto alle “nuove” capacità del proprio caro, che provi a comprendere quali siano le strategie che possano aiutare il paziente e che scopra il modo per mettere in atto tali strategie nella vita quotidiana.
Gli obiettivi che caregiver e paziente si propongono di raggiungere devono essere adeguatamente tarati rispetto alla nuova condizione psicofisica della persona anosognosica: quest’ultima deve essere messa al sicuro, qualora presentasse dei comportamenti che potrebbero essere pericolosi per lui, e si potrebbe ricercare una modalità alternativa per raggiungere l’obiettivo preposto.
Ad esempio, se la persona si proponesse l’obiettivo di camminare, a fronte di un danno cerebrale importante che renda difficile il recupero di tale capacità, si può proporre di imparare a utilizzare carrozzine per spostarsi in modo più autonomo.
In altri casi, può essere utile ricordare al proprio caro i motivi per cui si trova in ospedale o nelle strutture riabilitative, soprattutto ogni volta che egli tenda a fare qualcosa che lo possa mettere in pericolo.
Se il paziente dovesse insistere nel svolgere azioni che non è in grado di effettuare, si consiglia di consultare gli operatori e, qualora non risultasse pericoloso, di lasciarlo provare affinché possa rendersi conto direttamente dei suoi limiti.
Bisogna ricordare che la persona non sta facendo un dispetto o è scostante ma necessita di amore e gentilezza: il caregiver potrebbe ripercorrere con il paziente quanto è avvenuto fino a quel momento e i passi che si stanno affrontando.
Inoltre, è essenziale per i familiari poter chiedere aiuto ai professionisti e attivare una buona rete sociale che possa “sollevarli” dal senso di responsabilità e di solitudine che si trovano a dover affrontare.
L’associazione Samudra Insieme con l’esperienza di oltre vent’anni sostiene e supporta le famiglie in questo grande percorso di cambiamento.
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