I disturbi comportamentali sono la manifestazione di comportamenti socialmente inadeguati che, a causa della loro frequenza e intensità, possono condizionare negativamente la vita di una persona e dei suoi familiari.
Spesso sono una conseguenza di traumi cerebrali, ictus, lesioni cerebrali diffuse e altre malattie neurologiche che portano a compromissioni del lobo frontale, un’area cerebrale importantissima per la regolazione del comportamento e dell’emotività.
Questi disturbi possono esprimersi in una vasta gamma di comportamenti per cui, in base alle caratteristiche che li accomunano, è stato necessario suddividerli in due categorie: disturbi comportamentali in eccesso e disturbi comportamentali in difetto.
In questo articolo si cercherà di chiarire quali sono e con quali caratteristiche si presentano i disturbi comportamentali in difetto.
Disturbi comportamentali in difetto: cosa sono?
I disturbi comportamentali in difetto sono collegati alla sfera della motivazione e dell’emotività dal momento che riguardano sia comportamenti che orientano verso uno scopo sia comportamenti che esprimono uno stato emotivo.
I disturbi comportamentali in difetto comprendono:
- apatia
- anedonia
- abulia
- sindrome pseudodepressiva
- depressione reattiva.
Quali sono i disturbi comportamentali in difetto
La regolazione del comportamento è un’attività molto complessa svolta dal lobo frontale, la parte cerebrale che richiede più tempo per il suo sviluppo e che, per questo motivo, è la più sviluppata del cervello quando raggiunge la piena maturazione.
La sintomatologia che caratterizza i disturbi comportamentali in difetto è varia perché dipende dalla zona del lobo frontale in cui si è verificata la lesione che può incidere più sulla sfera della motivazione, intesa come la spinta che induce una persona a pensare e muoversi per raggiungere uno scopo, o più su quella emotiva, in cui il pensiero e il comportamento sono espressione di emozioni, oppure su entrambe.
Apatia ed anedonia
L’ apatia e l’anedonia sono strettamente legate alla motivazione: nel primo caso il paziente presenta una riduzione dei comportamenti e dei pensieri che portano al raggiungimento di un fine mentre nel secondo, la persona è incapace di provare piacere in attività normalmente gratificanti e di ricercare stimoli gratificanti. Il paziente può risultare indifferente, inerte, privo di reazioni ed emozioni mostrandosi passivo.
Ad esempio, il vostro caro potrebbe mangiare poco o nulla perché non interessato al cibo o perché mangiare non è più un’attività che permette di sperimentare la sensazione di piacere ad essa associata.
Abulia e Sindrome Pseudodepressiva
Collegata alla motivazione e all’apatia vi è anche l’abulia.
L’abulia è caratterizzata da perdita dell’ iniziativa e diminuita motivazione, mancanza di reazioni emotive, manifestazione esteriore di apatia e indifferenza, ridotta produzione verbale e lentezza comportamentale.
Tali sintomi sono collegati all’incapacità dei pazienti, a causa della lesione, di pianificare e mantenere sequenze di obiettivi e azioni: il vostro caro, quindi, potrebbe comprendere il compito da svolgere ma non avere l’intenzione di agire.
Alcuni autori (Blumer & Benson, 1975) hanno denominato questa sintomatologia “sindrome pseudodepressiva” per distinguerla da quella caratterizzante il disturbo depressivo non causato da lesione cerebrale.
Depressione reattiva
Esiste anche una forma di depressione definita depressione reattiva cioè causata da una consapevolezza delle difficoltà derivanti dalla lesione cerebrale o da un’assenza di consapevolezza dei propri deficit che non permettere alla persona di capire il motivo del comportamento degli altri nei propri confronti.
Anche in questo caso la persona che ne soffre potrebbe avere frequenti pensieri negativi su di sè e sul mondo, essere apatico e preferire ambienti bui, restare a letto o in poltrona.
Il vostro caro potrebbe sostenere che le terapie non servono a nulla e, addirittura, riferire che preferirebbe essere morto; gli operatori e i caregivers potrebbero fare molta fatica a farlo alzare dal letto al mattino nonostante abbia dormito durante la notte.
Le persone che soffrono di disturbi comportamentali in difetto, difficilmente presentano un solo disturbo in assenza degli altri e questo rende sicuramente più complessa la gestione della persona da parte di caregivers e operatori.
L’alterazione del comportamento della persona può spaventare il caregiver che si trova quindi a relazionarsi con una persona molto cambiata rispetto a prima.
É importante sapere però che è possibile imparare a gestire queste difficoltà, capendo come comportarsi con una persona con disturbi comportamentali in difetto.
Oltre ai disturbi del comportamento in difetto esistono anche altre alterazioni del comportamento, come ad esempio i disturbi del comportamento in eccesso, per i quali è importante capire come come interagire con la persona che li presenta.
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